Il giusto peso alle cose

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Vorrei ringraziare chi ha attirato la mia attenzione su queste semplici righe, perché ogni volta che le rileggo penso a quanto sono fortunata. Io ho tutto e non me ne rendo conto. Spesso mi ritrovo ad essere arrabbiata con Dio perché qualcosa non va come avrei voluto, perché mi sento abbandonata. Eppure, pensandoci ora, non sono che dettagli insignificanti cui solo un egoista potrebbe dare peso. È questo che sono: un'egoista. Perché io ho una famiglia che mi vuole bene, un compagno di viaggio che mi supporta con amore, tanti amici che mi affiancano nel cammino, la salute. Moltissime persone al mondo - e non serve andare tanto lontano, intendiamoci - non possono dirsi altrettanto fortunate, eppure hanno una Fede e un cuore immensamente più grandi dei miei.

In questi casi mi viene sempre in mente un nome, luminosissimo e dolce: Chiara Luce Badano. Non so se conoscete la sua storia. A me è capitato - sicuramente non per caso - di conoscere i suoi genitori e ascoltare la loro testimonianza sulla figlia, un fulmine a ciel sereno nella mia vita. Ma di quelli buoni, che vengono a scuoterti dalla tua impassibilità davanti al mondo e alla tua stessa vita, che ti scorre davanti senza che tu salga a bordo per prenderne in mano il timone, scommettendo su di essa. Ho incontrato Chiara Luce attraverso le parole d'amore della mamma Maria Teresa e del padre Ruggero, che a più di vent'anni dalla morte della loro unica figlia, ancora girano l'Italia e il mondo per portare ai giovani la testimonianza di vita di un'adolescente innamorata di Gesù. Quella stessa adolescente proclamata Beata da papa Benedetto XVI, il 25 settembre 2010. E, se è così, un motivo ci sarà.

È il 1988, anno che ha visto i miei natali, e Chiara Luce ha solo 17 anni, quando le viene diagnosticato un osteosarcoma che la costringerà a letto per diversi mesi, portandola poi alla morte. Non è certo quella che comunemente definiamo una gran fortuna. Eppure il sorriso in quei mesi non ha mai abbandonato il suo volto: lo conferma il padre, mentre racconta di quando la spiava dal buco della serratura per controllare se anche da sola sorridesse o se fosse solo una maschera che Chiara indossava in presenza dei genitori, per non farli preoccupare troppo. Nonostante il dolore che lacerava il suo esile corpo, lei sorrideva e ringraziava Dio dicendo "Io ho tutto".

E io ancora qui che mi lamento perché vorrei avere di più. Quante volte capita che anziché ringraziare per quello che abbiamo, passiamo invece il tempo a lamentarci per quello che non abbiamo!? È la malattia dell'uomo di oggi: sempre pronto a spendere, spandere e lamentarsi perché non ha abbastanza e va tutto male. Se provassimo un po' di più a gioire e ringraziare per i doni ricevuti? Per la salute, ad esempio, o per l'amore, l'amicizia, la famiglia, i nonni, le giornate di sole, i sorrisi, i tramonti, le albe... La lista potrebbe continuare all'infinito, perché ci sono tante, troppe cose che siamo abituati a dare per scontate e non lo sono. Basterebbe aprire gli occhi e imparare a vedere Dio là dove si nasconde: negli spettacoli della natura, come nel sorriso di chi ci sta accanto, specialmente quello dei più piccoli. Allora, forse, sapremmo dare il giusto peso alle cose e vivere realmente.

Vi auguro che l'esempio di Chiara possa essere Luce per il vostro cammino su questa terra e vi lascio con la canzone che i Gen Rosso hanno dedicato a questa fortissima ragazza: enjoy it!


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1 commenti

  1. "Happiness will never come to those who don't appreciate what they already have."

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