Augurare buon anno il 28 di marzo sarebbe forse un pochino anacronistico, eppure sto buttando giù il mio primo post di questo 2017: potrei proprio aprirlo con un bel "Buon anno a tutti!!". In fondo, chi mi conosce sa che oltre a essere poco costante nell'aggiornare questo mio piccolo e poco pretenzioso angolo di web, sono anche decisamente ritardataria (mio marito ne sa qualcosa...), quindi ci starebbe. E allora, chissenefrega delle convenzioni, io voglio augurare buon anno alle folle di internettologi che passano di qua! Ora, meglio non aprire la parentesi sul fatto che non aggiorno da parecchi mesi e potrei perfino augurare buon Natale, o addirittura buon Ferragosto (2016, s'intende). Quindi la chiudo qui e proseguo con, si spera, qualche contenuto di sostanza (mammamia quanto mi piace scrivere di niente!).
Immagino interessi a pochi venire a conoscenza degli alti e bassi della mia vita personale in questi ultimi mesi, infatti non vorrei annoiarvi con questo. Ma un piccolo - giuro - preambolo alla storia che vorrei raccontarvi oggi lasciatemelo fare. Spesso, quando incontriamo un amico di vecchia data, o peggio lo sentiamo su WhatsApp, alla domanda "Come stai?" tendiamo a minimizzare con un generico "Tutto bene, alti e bassi...", perché nemmeno ce lo chiediamo in prima persona come stiamo. Lasciamo scorrere tutto, ci lasciamo vivere. Per forza poi ci sono "alti e bassi", e nulla più. Oggi il bimbo è malato ("bassi"), domani tutto nella norma ("alti"). Un giorno sei stressata dalle troppe ore di lavoro ("bassi"), il giorno dopo è sabato, c'è un bel sole, ti becchi il virus ("bassi", di nuovo, ahimè). E avanti così, ad libitum.
Però per fortuna poi ti accadono quegli incontri speciali, che Dio ti dona per spezzare le catene di questa routine paralizzante e ricordarti che tu hai una strada da seguire e una meta da raggiungere. Non stai vagando in balia degli eventi, dei tuoi alti e bassi. Questa vita, fatta sì di alti e bassi, quotidianità banale e perfino mediocre, ha un senso.
Fonte: Il blog di Andrea Macco |
I miei incontri speciali di quest'ultimo periodo (anzi, i nostri: penso di poter parlare anche a nome del marito), sono stati molteplici e solo fermandomi un momento a pensarci mi rendo conto di quanto dovrei ringraziare per tutto il bello che c'è anche nella vita più ordinaria, di cui troppo spesso mi lamento. In uno di questi incontri, una decina di giorni fa, abbiamo conosciuto una coppia di sposi che ci ha davvero donato tanto, semplicemente raccontandoci la loro storia e insegnandoci che il vero Amore è fatto di accoglienza e che solo accogliendo il prossimo si può dare testimonianza concreta e credibile dell'Amore di Dio.
Non vi racconterò l'esperienza di Alessandro e Silvia, perché non sono io a dover testimoniare per loro, né mi sembra questo il luogo adatto, ma vorrei riportarvi semplicemente una breve storia che ci hanno raccontato come introduzione alla loro testimonianza. Una storia che insegna moltissimo e penso sia bello condividere (che è poi lo scopo di questo blog). Quindi vi auguro buona lettura, buona riflessione e...arrivederci alla prossima puntata!
Storia dei tre alberi
In un bosco su una collina vi erano tre arbusti, i quali crescevano in direzione del sole e conversavano sui loro sogni e aspirazioni. Il primo arbusto guardò verso le stelle e disse: “Sogno di diventare una cassa per custodire tesori: oro, argento e pietre preziose.” Il secondo aspirava ad essere una possente imbarcazione per trasportare re e grandi personalità per mare. “Anch'io ho un grande sogno. – disse il terzo – Desidero crescere e crescere, essere il più dritto e alto di tutti gli alberi del bosco, in modo che tutti quanti, vedendomi in cima a questa collina, pensino a Dio. Voglio essere il più grande albero di tutti i tempi e rimanere per sempre nella memoria degli uomini”.
Passarono gli anni, cadde la pioggia, il sole brillò e i tre alberi nel frattempo erano cresciuti. Un giorno, tre boscaioli salirono in cima alla collina. Osservando il primo dei tre alberi, uno di loro disse: “Che bell'albero è questo!” Così lo tagliò per venderne il legno ad un carpentiere. L’albero fu felice, perché sapeva che il carpentiere lo poteva trasformare in una cassa per tesori. L’altro taglialegna analizzò il secondo albero e disse: “Quest’albero è molto robusto e perfetto per me, lo venderò al falegname del porto.” E anche il secondo albero fu contento nel constatare che era sulla strada giusta per essere trasformato in una possente imbarcazione. Il terzo, però, si rattristò quando l’ultimo taglialegna gli si avvicinò, perché sapeva che, se l’avesse tagliato, il suo sogno non sarebbe mai diventato realtà.
Il primo albero fu trasformato in una mangiatoia e collocato in una stalla dove il bestiame andava a mangiare. Ci rimase molto male, perché era l’esatto opposto di quello che aveva sognato. Il secondo fu trasformato in un’insignificante imbarcazione, così piccola che non poteva assolutamente navigare in alto mare. Triste fine di un sogno grandioso! Il terzo fu segato in pesanti assi e custodito in un deposito.
Trascorsero gli anni. Un giorno si rifugiarono nella stalla un uomo e una donna di sublime aspetto. Lei diede alla luce un bambino di una bellezza incantevole e Lo collocò nella mangiatoia fatta col primo albero. Questo, allora, si rallegrò nel riconoscere che stava sostenendo Gesù Bambino, il maggior tesoro della Storia.
Anni dopo, alcuni pescatori navigavano nella barca costruita col secondo albero. All'improvviso, si scatenò una furiosa tempesta, che metteva in pericolo la vita dei naviganti. Quando uno di loro si alzò e disse: “Calmati”, la bufera cessò immediatamente! In questo momento il secondo albero sussultò dalla gioia, nel percepire che stava trasportando il Re dei Re.
Qualche tempo dopo, era un triste venerdì, un uomo dalle sembianze divine prese le assi del terzo albero, le trasportò per le strade, mentre persone cattive lo insultavano e lo percuotevano. Si fermò in cima ad una piccola collina, dove fu inchiodato su quelle assi e su di loro morì. Quando arrivò la Domenica, l’albero si rese conto che, elevato in cima alla collina, si era trovato vicino a Dio come mai lo era stato, perché Gesù su di lui era stato crocifisso.